Secondo le stime dell’Onu la popolazione mondiale arriverà a 10,9 miliardi di persone nel 2100 e a quel punto la crescita si arresterà.
Il 15 novembre 2022, la popolazione globale ha superato gli 8 miliardi di abitanti, ma questo trend di crescita proseguirà? Oppure, in futuro, si assisterà a un declino demografico globale?
Sono servite decine di migliaia di anni per arrivare a un miliardo di persone e solo duecento anni per passare da 1 a quasi 8 miliardi.
A guardarsi indietro è impressionante la crescita negli ultimi 70 anni: nel 1952 gli abitanti della terra erano “solo” 2,5 miliardi. Tanti quanto l’ulteriore crescita della popolazione terrestre da qui al suo picco nel 2080.
Tale crescita non è però mai stata così lenta, con tassi inferiori all’1% negli ultimi due anni (contro un massimo del 2,3% nel 1963). Solo in parte colpa della pandemia, che potrebbe aver causato fino a 17 milioni di morti in eccesso dal 2020. Anche senza considerare il Covid, infatti, le prospettive demografiche di molti paesi sono tutt’altro che rosee.
Inverno demografico europeo
Il 60% della popolazione mondiale vive in Paesi con un tasso di fertilità inferiore a 2,1 nascite per donna, il livello considerato necessario affinché una popolazione rimanga stabile. Solo nel 2019 questa percentuale si fermava al 40%. Tra questi Paesi rientrano tutti i 27 membri dell’Unione Europea dove, da più di un decennio, il numero di decessi ha iniziato a superare le nascite.
L’immigrazione ha più che compensato questo divario. Ma non negli ultimi due anni di pandemia, durante i quali la popolazione europea è quindi calata: 172mila persone in meno rispetto al 2021, e 656mila in meno dal 2020. Un calo a cui ha contribuito soprattutto l’Italia, lo Stato membro in cui la popolazione è diminuita di più nell’ultimo anno (-253mila abitanti).
Cosa succede nel resto del mondo?
Se la popolazione del vecchio continente cala, quella africana cresce più di tutte. Nel 2020 il continente africano ha superato l’Asia come principale origine della crescita demografica mondiale. Sono infatti africani quattro degli otto Paesi che rappresenteranno più della metà della crescita demografica fino al 2050. Tra questi spicca la Nigeria, che dal 2058 potrebbe avere più abitanti dell’intera Ue.
Questo però non è l’unico cambiamento da tenere sott’occhio. Già dal 2023 l’India supererà la Cina come Paese più popoloso del mondo. Un risultato ottenuto grazie a programmi di pianificazione familiare più equilibrati rispetto alla politica del figlio unico cinese: in Cina troviamo infatti una popolazione sproporzionatamente anziana mentre quella indiana è maggiormente distribuita tra le varie fasce di età.
E alle Isole Canarie?
L’Instituto Nacional de Estadística ha recentemente pubblicato le proiezioni relative alla crescita demografica in Spagna prevista per i prossimi 15 anni. Per quanto riguarda le Canarie, l’INE stima una crescita superiore al 15%, circa 350.000 abitanti in più, per toccare quota 2.600.000 abitanti nel 2037.
Di questo aumento demografico alle Isole Canarie (530.000 abitanti in più in appena due decenni), solo una parte, circa 70.000, corrisponde alla crescita vegetativa (numero di nascite meno il numero di morti).
Secondo le proiezioni Fuerteventura aumenterebbe la sua attuale popolazione di ben il 45%, con una minoranza di popolazione autoctona, e Lanzarote aumenterebbe del 29%, con 192.792 abitanti, di cui il 38%, 73.260 persone, sarebbero residenti stranieri (principalmente Europei).
Sostenibilità della crescita: lo scenario.
In attesa del calo demografico previsto per il 2080, l’arcipelago sarà in grado di sopportare una crescita così sproporzionata della popolazione senza mettere a rischio la qualità di vita e le opportunità per coloro che già ci vivono?
Il vicepresidente delle Isole Canarie e ministro delle Finanze, dei Bilanci e degli Affari europei, Román Rodríguez, avverte che l’eccessiva crescita demografica potrebbe mettere a rischio la ripresa sociale ed economica delle isole.
Questo aumento demografico incontrollato e non lineare per tutte le isole (a La Palma, La Gomera e El Hierro la popolazione ristagna o addirittura diminuisce) metterà a dura prova le infrastrutture esistenti: strade, alloggi, strutture ospedaliere o scolastiche, impianti di trattamento delle acque o dei rifiuti saranno sottoposti a carichi di lavoro non indifferenti moltiplicando i problemi di mobilità del territorio e aumentando la domanda di elettricità, l’occupazione del suolo e il consumo di acqua.
In breve, “una minaccia per la sostenibilità”.
Quale futuro per l’arcipelago?
A fronte di un tale incremento demografico sono necessarie risposte specifiche e adeguate alle realtà di ogni isola. Il vicepresidente delle Isole Canarie indica che i dati attuali e le proiezioni a breve e medio termine richiedono misure urgenti e coraggiose per favorire uno sviluppo economico dell’arcipelago in armonia con la morfologia del territorio e del paesaggio.
Solo così sarà possibile evitare il collasso nella fornitura dei servizi alla popolazione e il caos del traffico sulle strade, promuovendo al contempo la sostenibilità.