AFFITTI BREVI: STANGATA UE PER AIRBNB E PER LE PIATTAFORME DI AFFITTO CASE

Nikoika - Airbnb affitti brevi - Nuove regole UE

I giudici europei confermano che le piattaforme dovranno trattenere il 21% delle somme pagate per le brevi locazioni e versarle all’erario. Cosa cambia dal 2023?

Qualche settimana fa vi avevamo anticipato la possibilità dell’arrivo di nuove norme a regolamentare la gestione degli affitti brevi sulle piattaforme online. Ora la UE conferma l’obbligo per Airbnb e per le altre piattaforme online rivali di trasmettere al fisco i dati e le imposte sugli affitti brevi prenotati attraverso le loro piattaforme. I giudici europei hanno infatti respinto il ricorso del colosso degli affitti online contro la normativa italiana del 2017 che obbligava Airbnb ad inviare al fisco, in via telematica, i dati relativi ai contratti di affitto inferiori ai 30 giorni e a trattenere la cedolare secca al 21% versandola all’erario stesso.

Nikoika - Affitti brevi - Nuove leggi UE per Airbnb, Booking, Home Away, Expedia, Trivago

 

A parziale accoglimento delle richieste di Airbnb, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha invece accolto le proteste del colosso online riguardo l’obbligo di indicare un rappresentante fiscale in Italia; tale obbligo infatti, costituisce “una restrizione sproporzionata alla libera prestazione dei servizi”, materia normata e protetta dalle regole Ue.

Questa sentenza, per certi versi epocale, è giunta mentre le piattaforme di locazione turistica online iniziavano a fare i conti con le recenti leggi europee che li obbligano, in solido, a trasmettere alle autorità locali i codici fiscali dei locatori, ma anche i redditi dagli affitti e i dati catastali degli immobili oggetto della locazione.

Visto che queste informazioni, riporta la normativa, dovranno essere messe a disposizione dell’Agenzia delle Entrate entro il 31 gennaio 2024, le principali piattaforme di affitti online come Airbnb e Booking hanno già iniziato a contattare i propri host per cominciare a raccoglierle a partire dal prossimo anno. In assenza di tali comunicazioni, gli host potrebbero subire lo stop dell’account e sanzioni economiche.

Nikoika - Decisione UE su locazioni brevi - Booking e cedolare secca

 

La normativa italiana sugli affitti brevi contestata da Airbnb stabilisce infatti, che i redditi derivanti da contratti di affitto inferiori a 30 giorni debbano essere soggetti ad una cedolare secca del 21% (nel caso in cui i proprietari interessati non preferiscano includere tali redditi nella propria dichiarazione Irpef) e che i dati relativi ai contratti di affitto debbano essere inviati telematicamente all’erario.

Nella sua sentenza, il legislatore della Corte Europea ha stabilito che i tre obblighi introdotti dall’Italia nel 2017 rientrano nel settore fiscale e che sono quindi esclusi dall’ambito di applicazione delle direttive fatte valere da Airbnb per contestare la normativa italiana. I giudici di Bruxelles hanno però bocciato l’obbligo da parte delle piattaforme online di designare un rappresentante fiscale in Italia perché tale onere grava unicamente su alcuni prestatori di servizi di intermediazione immobiliare privi di stabile organizzazione in Italia.

Il portavoce ufficiale del portale di affitti online, in seguito alla delibera della Corte Europea, ha affermato che Airbnb:

“ha sempre inteso prestare massima collaborazione in materia fiscale e supporta il corretto pagamento delle imposte degli host applicando il quadro europeo di riferimento sulla rendicontazione, noto come DAC7″.

Airbnb, si legge in un comunicato dell’azienda, “non è dotata di un rappresentante fiscale in Italia che possa svolgere da sostituto d’imposta“. Il portale online infatti, fa leva su questo aspetto per cambiare le carte in tavola: “La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha chiarito che l’obbligo di designare un rappresentante fiscale in Italia è in contrasto con il diritto europeo. In attesa della decisione finale da parte del Consiglio di Stato, continueremo ad implementare la direttiva UE in materia”, ha affermato un portavoce dell’azienda.

La battaglia sul mercato degli affitti online è appena iniziata e pare proprio sia destinata a proseguire in tribunale a suon di carte bollate e ricorsi.

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